Personalizzare e polarizzare

da | 26.12.14 | Diario di Milwaukee

Questa è una storia in quattro scene. Riguarda l’esercizio del potere nelle nostre città. E’ una storia su quello che con uno slogan efficace è stato definito il potere dell’1% di accaparrarsi le risorse del restante 99. Ma è anche una storia di quello che l’1% di quel 99%, se ben organizzato e attrezzato, può fare per invertire la situazione.

Prima scena. 30 settembre, Caffé Hollander, Milwaukee. Il giorno dopo il mio arrivo negli Stati Uniti. Bob Connolly, il fondatore di Common Ground, arriva a una riunione entusiasta per una notizia che ha appena ricevuto. Allie Gardner, la community organizer ventireenne che lavora in uno dei quartieri di Milwaukee più colpiti dai pignoramenti delle case, ha scoperto una connessione impensabile. Stava indagando sulle cosiddette “proprietà zombie”, le case abbandonate a causa di una minaccia di pignoramento che le banche hanno deciso di non effettuare per non doversi sobbarcare i costi del mantenimento e delle tasse. Molte di queste case zombie, che si calcolano essere circa 152 mila in tutti gli Stati Uniti, sono gestite da società a responsabilità limitata (LLC) che acquistano pacchetti di debiti, mutui e proprietà vacanti dalle banche. Si chiamano “mortgage servicing companies” (compagnie di gestione mutui) e il loro profitto deriva dalle commissioni su ogni pagamento che ottengono dai debitori. Acquistano milioni di questi debiti senza sapere chi c’è dietro. Il loro unico interesse è trarre profitto da pratiche di cui le banche sono ben contente di potersi liberare. Tra queste società anonime figura Nationstar mortgage. Detiene un portfolio di 375 miliardi di dollari tra debiti e mutui. Del portfolio dell’azienda fanno parte, solo nella città di Milwaukee, 2.963 mutui, 172 case su cui è stato avviato il pignoramento, e 83 proprietà zombie.

Quello che Allie aveva appena scoperto era che il proprietario di maggioranza e il presidente del board di Nationstar era Wesley Edens, l’uomo che stavano tentando di incontrare da più di un anno, da quando cioè era divenuto uno dei proprietari dei Bucks, la squadra di pallacanestro locale.

Cambiamo scena. Siamo a fine ottobre nell’aula 105 della Marquette University durante il training sul community organizing rivolto ai leader. Le 25 persone di ogni razza e confessione religiosa che lo seguono hanno appena simulato un incontro, realmente avvenuto pochi giorni prima, tra quattro rappresentanti di Common Ground e il presidente e il direttore generale della Camera di commercio della città di Milwaukee. Dovevano negoziare la richiesta avanzata da Common Ground di associare alla richiesta di fondi per la costruzione di un nuovo stadio della squadra di pallacanestro locale, i Bucks (costo stimano 500 milioni di dollari), 150 milioni di dollari destinati alla ricostruzione di tutti gli impianti sportivi delle scuole pubbliche di Milwaukee. Keisha Krumm, dopo lo svolgimento del role playing, spiega la storia della campagna. Gli organizer le chiamano “campagne di estrazione”. Quando c’è un investimento pubblico rilevante – sempre a beneficio di costruttori, finanzieri e multinazionali – chiedono che una parte almeno dei soldi investiti per queste mega opere vadano a finanziare investimenti di cui possa beneficiare l’intera cittadinanza. E non solo nel centro della città, ma in tutti i quartieri. In questo caso la richiesta suonava così: «se fondi pubblici dovranno essere usati per costruire un nuovo stadio, allora almeno 150 milioni di questi fondi devono essere usati per migliorare gli impianti sportivi e gli spazi ricreativi nelle scuole pubbliche di Milwaukee».

La NBA, che detiene in franchising i diritti su tutte le squadre di pallacanestro, nelle condizioni di acquisto dei Bucks ha inserito che se entro 3 anni non verrà costruito un nuovo stadio della pallacanestro a Milwaukee eserciterà il diritto di riacquistare la squadra insieme a quello di spostarla in un’altra città. Subito i nuovi proprietari hanno messo sul piatto quanto erano disposti ad investire. In totale 300 milioni. Lasciando intendere che il restante, circa 200 milioni, doveva essere garantito da investimenti pubblici.

Per comprendere la posta in gioco ricapitoliamo la vicenda mettendo accanto delle cifre. Wesley Edens e Marc Lasry, i due nuovi proprietari della squadra, possiedono insieme una ricchezza pari a 2,9 miliardi di dollari. A ottobre si è aggiunto nella proprietà un altro finanziere, Jamie Dinan, n. 297 nella lista degli uomini più ricchi d’America stilata da Forbes, con un patrimonio del valore di 2,2 miliardi. La NBA dal canto suo ha appena firmato un’estensione del suo contratto per i diritti televisivi del valore di 24 miliardi di dollari, che diviso in parti uguali fra le 30 squadre in franchising assicurerà ai Bucks 89 milioni di dollari all’anno. Perché queste persone stanno chiedendo allo Stato del Wisconsin di finanziare il proprio stadio con 200 milioni di dollari presi dalle tasse dei cittadini? La risposta è semplice. Si tratta di uno degli innumerevoli casi in cui la ricchezza organizzata realizza la “cattura politica” delle istituzioni.

 

Cambiamo di nuovo scena. Siamo all’assemblea dei delegati di Common Ground dello scorso 19 ottobre. Si attendono circa 1000 persone. «Voi siete i coconduttori dell’assemblea» dice Jonathan Lange alla decina di volontari del floor team. «E’ importante che capiate cosa deve succedere perché siete gli occhi e le orecchie dell’assemblea. Questo è il momento della personalizzazione e della polarizzazione. Non si può combattere il sistema, la Camera di commercio, i Bucks. Bisogna capire chi è che prende le decisioni e personalizzare. E bisogna polarizzare. Oggi non è il giorno delle sfumature di grigi. Oggi è bianco e nero. Buoni e cattivi. Poi verrà il momento in cui dovremo depolarizzare, ma non oggi. E voi dovete aiutare a far sì che questo emerga in modo chiaro».

 

La scoperta di Allie Gardner sul ruolo di uno dei proprietari dei Bucks, Wesley Edens, nel problema delle proprietà zombie a Milwaukee fornisce gli ingredienti perfetti per personalizzare e polarizzare le richieste di Common Ground. Mostrano le foto delle proprietà abbandonate detenute da Nationstar, il reddito annuale di Edens e poi chiedono alle 750 persone presenti, alla presenza di due consiglieri comunali e della stampa: «Perché Wesley Edens viene a chiedere fondi pubblici a Milwaukee mentre è responsabile del deterioramento dei suoi quartieri?».

Non tutti sono a loro agio con questa tattica. Nei giorni successivi arrivano diverse reazioni di dissenso da parte di alcuni leader dell’organizzazione. Keisha Krumm convoca una nuova assemblea interna per spiegare i motivi per cui hanno dovuto polarizzare e personalizzare.

Nel libro del fondatore del community organizing, Saul Alinsky, una specie di bibbia per la IAF, c’è un intero capitolo dedicato alle tattiche. La tredicesima suona così: “scegli un target, congelalo, personalizzalo e polarizzalo”. Serve per ottenere una reazione da parte dei potenti individuati come target, e far sì che l’organizzazione dei cittadini sia chiamata al tavolo delle trattative invece di essere ignorata. Esattamente quello che stava accadendo a Common Ground con la sua campagna. Dopo più di due anni di studi, petizioni, conferenze stampa e assemblee pubbliche Common Ground non era riuscita ad ottenere neanche un incontro con i proprietari dei Bucks. «Tutte le nostre battaglie all’inizio sono battaglie per il riconoscimento», dice Bob Connolly. All’inizio, recita l’adagio, la migliore strategia per chi è al potere è ignorarti.

Inoltre, c’è un argomento morale più profondo in questa tattica. Scrive sempre Alinsky:

«In una società urbana complessa e interconnessa, diventa sempre più difficile individuare chi deve essere chiamato a rispondere di un qualsiasi male particolare. C’è un costante, e in qualche misura legittimo, scaricarsi la responsabilità».

Questa argomentazione richiama in qualche modo le considerazioni di Hannah Arendt sulla banalità del male.

«L’essenza del governo totalitario, e forse la natura di ogni burocrazia, è fare degli uomini dei funzionari o dei meri ingranaggi nella macchina amministrativa. (…) Siamo diventati molto abituati dalla moderna psicologia e sociologia, per non parlare della moderna burocrazia, a giustificare la responsabilità di chi agisce per le sue azioni nei termini di un tipo o l’altro di determinismo»

In un’intervista rilasciata durante l’assemblea il presidente della Camera di Commercio Tim Sheehy ha dichiarato che mentre era rimasto impressionato dall’impegno di Common Ground per migliorare le strutture ricreazionali, era deluso per gli attacchi personali ai proprietari dei Bucks. «Mi sembra che la parte dell’evento più da comizio sia stata controproducente alla loro causa con gli attacchi e la demagogia contro leader imprenditoriali e della comunità».

Il consigliere comunale Willie Wade ha dichiarato invece che Common Ground sta agendo da bullo. «Sono fuori controllo. Marc e Wes (i proprietari dei Bucks che il consigliere comunale si vanta di chiamare per nome nell’intervista) devono avere a che fare con le persone che prendono le decisioni, le persone che sono elette. Common Ground si sbaglia nel pensare di poter aggirare questo. Stanno dimostrando poco rispetto dei cittadini che ci hanno eletto».

Scena finale. E’ il 4 dicembre 2014. Siamo nella Chiesa episcopale Immanuel. Davanti a circa 30 leader di Common Ground ci sono tre rappresentanti di Nationstar mortgage che hanno preso un volo appositamente per partecipare all’incontro. Prima di parlare ascoltano il giro di presentazioni. Oltre ai community organizer, si trovano davanti quasi tutti i 30 cittadini che da ormai due anni ispezionano una volta al mese una lista di 17 proprietà ciascuno che risultano abbandonate. Dopo ogni ispezione redigono un rapporto: I vetri sono rotti? L’erba è stata tagliata? C’è una notifica attaccata alla porta? Le finestre sono tappate da lastre di compensato? Ci sono segni di un’occupazione?

 

 

 

Tra i presenti c’è anche il procuratore della città di Milwaukee. Deve venire a una riunione organizzata da dei cittadini per capirci qualcosa. Bank of America non notifica alle autorità quando vende la gestione dei mutui ad altre società. La città stessa non sa chi è il proprietario di decine di case su cui cessa di ricevere tasse e che risultano abbandonate nel catasto.

Hanno preparato una lista di richieste per i rappresentanti di Nationstar, tra cui un elenco di indirizzi di cui vogliono conoscere lo status legale. La strategia di Common Ground per rivitalizzare Sherman Park, uno dei quartieri più colpiti dai pignoramenti, è acquistare, ristrutturare e rivendere le proprietà abbandonate. Uno dei punti qualificanti di questa strategia è non lasciare mai un isolato finché tutte le case non siano in buone condizioni. Hanno ottenuto 33 milioni di dollari dalle banche responsabili della crisi dei mutui subprime, ma si sono dovuti fermare di fronte alle proprietà zombie perché nessuno sembra esserne responsabile. «Freddie e Fannie sono il muro qui dietro a destra e quello qui a sinistra. Ocwen è il muro qui davanti. Tentare di parlare con loro è come parlare con questi muri», dice Bob Connolly quando i rappresentanti di Nationstar danno come proprietari di alcune delle case nella lista una di queste società. Società anonime, guidate da strutture senza volto. Che decidono i destini di milioni di persone e interi quartieri.

I leader e gli organizer di Common Ground hanno una conoscenza molto approfondita del patrimonio immobiliare di Sherman Park, e conoscono il linguaggio legale e finanziario legato ai pignoramenti. I rappresentanti di Nationstar sono sorpresi. «Quando siamo venuti non avevamo idea a che tipo di incontro saremmo andati incontro. Non era qualcosa che avevamo pensato, ma credo che questa è una pratica di consultazione e lavoro che possiamo creare con voi». Alla fine dell’incontro danno un consenso a tutte le richieste di donazione di case da loro controllate avanzate da Common Ground.

E così dopo aver esposto pubblicamente le foto delle case abbandonate di Nationstar, legando la denuncia al dibattito sul finanziamento pubblico di un nuovo stadio della pallacanestro, raccontato la telefonata di minacce ricevuta da una leader di Common Ground, una giovane madre ed ex insegnante, da uno dei proprietari dei Bucks, Ted Kellner, e aver ottenuto una buona copertura mediatica, sono iniziate ad arrivare le reazioni che Common Ground cercava. La prima è stata la presenza del presidente della Camera di commercio Timothy Sheehy tra il pubblico il giorno dell’assemblea. La seconda è stata una telefonata da parte di Ted Kellner il giorno dopo, stavolta per chiedere un incontro. Poi è arrivata la disponibilità di Nationstar a un incontro e la disponibilità a collaborare con Common Ground per porre fine allo scandalo di proprietà abbandonate e deteriorate di cui nessuno sembrava essere responsabile.

Personalizzare e polarizzare. Per poi depolarizzare per arrivare a un compromesso da cui le organizzazioni di cittadini possano ottenere riconoscimento e benefici tangibili per la comunità. Questo non fermerà il meccanismo impazzito del capitalismo finanziario e immobiliare. Ma un quartiere alla volta potrebbe riportare le comunità a essere padrone e responsabili del proprio futuro. Questa è anche la storia di decine di città degli Stati Uniti, dove grazie all’Industrial Areas Foundation e la sua tradizione di community organizing, i cittadini organizzati acquisiscono il potere necessario a confrontare la ricchezza organizzata. E arrivare al tavolo delle trattative.

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