Quando, per non far apparire il community organizing un termine trendy per un approccio troppo yankee per funzionare nell'Italia disorganizzata e divisa, citavo Danilo Dolci e la sua distinzione tra forza-potere e violenza-dominio, mi sembrava di aver trovato una traduzione italiana convincente. Che non a caso proveniva da uno dei tentativi più innovativi di organizzare politicamente una comunità fuori dai partiti e dalle grandi organizzazioni burocratiche, in luoghi dimenticati e marginali del paese. Come la Partinico degli anni Cinquanta dove si traferì Danilo Dolci, un triestino trapiantato in Sicilia, considerato uno dei principali protagonisti del movimento della nonviolenza in italia. Durante la sua vita, ha lavorato a strettissimo contatto con la gente e le fasce più disagiate ed oppresse della sicilia occidentale al fine di studiare possibili leve al cambiamento e le potenzialità per un democratico riscatto sociale.
Perché il community organizing a Roma?
Ci sono quattro sfide possibili per le organizzazioni della società civile di Roma rispetto alle quali il community organizing può contribuire a fornire strumenti di trasformazione. La prima è una sfida di profondità Una delle dinamiche che indebolisce...