“Non restare a guardare mentre viene sparso il sangue del tuo prossimo”

da | 31.10.14 | Diario di Milwaukee

Bob Connolly (destra) e Lloyd Johnson (sinistra) nella sala riunioni del capo della polizia di Milwaukee. Il pastore Lloyd Johnson è un sopravvissuto a un colpo di pistola alla gola ed è uno dei leader di Common Ground

Ieri ho avuto uno di quegli incontri in cui sembra proprio di stare in un film. Una riunione con il capo della polizia di Milwaukee. Uomo tutto d’un pezzo con un grande anello sull’anulare destro. E però anche un uomo di ampie vedute.

Era visibilmente nervoso. Ieri infatti il sindacato della polizia ha tenuto un voto di sfiducia nei suoi confronti tra i suoi iscritti. Il 99% ha espresso la sfiducia. Il motivo è il licenziamento di un poliziotto, Christopher Manney, che nell’agosto scorso ha sparato 14 colpi di pistola contro un trentenne di colore disarmato che dormiva in un parco. Una pattuglia era precedentemente passata constatando che si trattava di un soggetto con disturbi mentali. Manney invece lo ha afferrato alle spalle, violando le regole di ingaggio, provocando una reazione violenta del ragazzo che ha portato alla sua uccisione.

Il licenziamento di Manney nella città con la più alta segregazione razziale degli Stati Uniti non è l’unica presa di posizione coraggiosa del capo della polizia di Milwaukee. Nell’incontro che abbiamo avuto ha detto che sta tentando di far cambiare la legge del Wisconsin che fa sì che il possesso di marijuana sia un reato federale punito con il carcere (e una delle cause del sovraffollamento delle carceri con detenuti afroamericani) mentre il possesso illegale di armi è punito soltanto con una sanzione amministrativa.
Il Wisconsin è uno degli stati americani con le leggi più permissive in tema di possesso di armi da fuoco. Tra privati è possibile vendere un’arma usata senza dover richiedere alcun controllo dei precedenti penali.

La ragione per cui Common Ground lo ha incontrato era proprio questa. Da più di un anno l’Industrial Areas Foundation si è imbarcata in una delle campagne politiche più difficili per la cultura politica americana, quella per ridurre la violenza da arma da fuoco. Constatando la difficoltà di far approvare leggi che restringano la possibilità di detenzione di armi, ha individuato una strategie alternativa. Grazie alle loro ricerche hanno individuato una serie di misure che i produttori di armi possono adottare riducendo sensibilmente la pericolosità dei loro prodotti. Stabilire standard di sicurezza per i rivenditori a cui consentono la vendita delle proprie armi. Cooperare pienamente nella tracciabilità dei possessori. E soprattutto incorporare una serie di tecnologie di sicurezza, inclusi sistemi di riconoscimento delle impronte digitali del proprietario. Si sono anche accorti che il 40% delle armi acquistate negli Stati Uniti sono comprate da agenzie statali: esercito, polizia, Fbi. Queste agenzie sono molto sensibili al problema dato che molti poliziotti vengono uccisi a causa del possesso di armi da parte di delinquenti o persone mentalmente instabili. Basterebbe che utilizzassero il loro potere contrattuale di mercato per imporre ai produttori questi standard, pena il rivolgersi alla concorrenza.

La campagna IAF in questione ha una denominazione biblica, “Do not stand idly by” («Non restare con le mani in mano mentre viene sparso il sangue del tuo prossimo» Levitico 19:16). Hanno già aderito 52 giurisdizioni in 12 stati ed ha avuto il sostegno ufficiale della conferenza dei sindaci degli Stati Uniti (l’equivalente della nostra ANCI per intenderci).
E’ anche una campagna che ha una diramazione europea. Le tre maggiori compagnie di armi europee – Glock, Beretta e SIG Sauer – sono i più grandi fornitori della polizia e dell’esercito americani. Ma le loro pistole sono anche tra le più usate dalla criminalità, dai massacri come quello di Newtown e Aurora, al crimine di strada quotidiano. Lo scorso dicembre una delegazione della IAF ha fatto visita al quartier generale della Beretta, a Brescia. Ho organizzato io la loro venuta. Questo è il video in cui il vescovo di Baltimora si di fronte alla loro sede si chiede dove sia finito un introvabile cavalier Beretta (il video inizia con le telefonate registrate alla polizia provenienti dalla scuola Sandy Hook durante il massacro di Newtown).

Ti potrebbero piacere anche questi articoli

 

Di cosa si parla qui

Di cosa si parla qui

Questo blog raccoglie il racconto della mia esperienza di formazione come community organizer negli Stati Uniti. Il nome è un po’ un monito a non prendermi troppo sul serio, un po’ una risposta anticipata all’obiezione che il “community organizing non potrà mai...

Personalizzare e polarizzare

Personalizzare e polarizzare

Questa è una storia in quattro scene. Riguarda l’esercizio del potere nelle nostre città. E’ una storia su quello che con uno slogan efficace è stato definito il potere dell’1% di accaparrarsi le risorse del restante 99. Ma è anche una storia di quello che l’1% di...

Guerra delle periferie… o community organizing?

Guerra delle periferie… o community organizing?

Il community organizing parte dalla premessa che 1) i problemi che devono affrontare le comunità dei quartieri poveri non sono una conseguenza della mancanza di soluzioni efficaci, ma della mancanza di potere per implementare queste soluzioni; 2) che l’unico...