Questo blog raccoglie il racconto della mia esperienza di formazione come community organizer negli Stati Uniti. Il nome è un po’ un monito a non prendermi troppo sul serio, un po’ una risposta anticipata all’obiezione che il “community organizing non potrà mai funzionare in Italia”. Pare che questa obiezione venga mossa anche negli Stati Uniti ogni volta che viene aperta un’organizzazione in una nuova città. Ed è stata fatta in Germania quando Leo Penta ha dato avvio al Deutsches Institut für Community Organizing, e in Francia quando Adrien Roux ha fondato l’Allyance citoyenne Grenoblois.
Certo, l’Italia non è l’America, e non si possono scopiazzare modelli e pretendere che funzionino. Ma come cerco di raccontare in questo diario, il community organizing lavora soprattutto con degli universali umani: la forza delle relazioni, i mentori, la differenza tra potere dominante e potere relazionale, la rabbia, il mondo come dovrebbe essere in contrapposizione al mondo come è.
La foto qui a lato ritrae un giovane Barack Obama. Sono venuto a conoscenza del community organizing leggendo, all’epoca della sua prima corsa presidenziale, che da giovane aveva lasciato la carriera da avvocato per lavorare come community organizer a Chicago.
Spero che sia una lettura interessante. E che riesca a trasmettere l’ispirazione che ha rappresentato per me vedere all’opera questa pratica dalla storia ormai quasi secolare. Una storia che è venuto il momento che pianti le sue radici anche in Italia. Io ho deciso di dedicarmi a questo. Ho scritto questo diario per incontrare compagni di viaggio.