Definizione

da | 19.09.14 | Diario di Milwaukee

Abitudini del community organizing

Inizia puntuale e termina puntuale. Riconosci te stesso e gli altri. Rendi conto di quello che fai, in modo da poter chiedere pubblicamente agli altri di fare altrettanto. Prendi il potere che hai costruito e testalo rispetto al potere degli altri. Porta energia, gioia, e irriverenza nella piazza pubblica, non solo ideologia, perbenismo e ruoli. Non essere scoraggiato quando gli altri non si impegnano. Fluisci intorno agli ostacoli. Persisti in modi inaspettati.

Michael Gecan, “Going Public. An organizer’s guide to citizen action”, Anchor Books, 2004, p. 88

[Il community organizing] richiede costante attenzione – disorganizzazione e riorganizzazione – altrimenti scivolerà in una modalità burocratica, o sarà occupato da opportunistiche forze di mercato, o semplicemente cesserà di esistere. E deve lottare costantemente contro le tentazioni dell’isolamento, dell’arroganza, e dei culti delle personalità carismatiche.

Michael Gecan, “Going Public. An organizer’s guide to citizen action”, Anchor Books, 2004, p. 166

Azione

E’ quando più persone, focalizzandosi su un problema specifico, coinvolgono una persona al potere direttamente responsabile per tale problema al fine di ottenere una reazione.

Michael Gecan, “Going Public. An organizer’s guide to citizen action, Anchor Books, 2004, p. 51

L’azione conduce all’organizzazione. Non in maniera burocratica, ma in modo organico.

Edward T. Cambers, “Action creates public life”, Acta publications, 2010, p. 34

Che cosa intendo per “l’azione è nella reazione”? Voglio dire che non è tanto importante ciò che facciamo, quanto quello che l’altra persona fa o come il mondo fisico ci respinge. La nostra azione mette in moto la loro reazione, e allora è nostro compito utilizzare quella reazione per intraprendere la nostra azione successiva.

Edward T. Cambers, “Action creates public life”, Acta publications, 2010, p. 30

Agitare

Nell’organizzare si parla di “agitare” le persone e ciò che intendiamo è di portare le persone a riconoscere ciò che già gli importa, e poi agire a partire da questo.

Edward T. Cambers, “Being triggers action”, Acta publications, 2009, p. 13

Community organizer

L’organizzatore IAF è un mentore, un consigliere, un agitatore, un formatore e un coach per le persone dell’organizzazione che lo o la impiegano. La missione dell’organizer è duplice: formare e sviluppare i leader e assicurare la vittoria dell’organizzazione sui temi che ha scelto di affrontare.

“IAF 50 years. Organizing for change”, Industrial Areas Foundation, 1990, p. 33

Finanziamento

La gente, non importa quanto povera, ha sempre trovato il modo di pagare per quello che riteneva avesse veramente valore. E quando hanno pagato con i propri soldi sudati, non i soldi del governo o di una fondazione, ne sono divenuti proprietari. E la proprietà – di una casa, una congregazione, un’organizzazione, una nazione – incoraggia la partecipazione, la responsabilità e l’impegno.

Michael Gecan, “Going Public. An organizer’s guide to citizen action”, Anchor Books, 2004, p. 10

Incontri relazionali (One-to-ones)

Crediamo negli incontri relazionali, un contatto faccia a faccia, uno-a-uno, al fine di esplorare le possibilità di un rapporto pubblico. Si tratta di un’opportunità di 30 minuti di mettere da parte le pressioni, i compiti e le scadenze del giorno per sondare un’altra persona, guardare nel suo talento, energia e visione. Il punto di vista dell’altra persona è di valore primario. Le loro storie, intuizioni e ricordi sono più importanti di un nome su una petizione o del contributo ad una causa.

“IAF 50 years. Organizing for change”, Industrial Areas Foundation, 1990, p. 19

Riconosco il genio degli incontri relazionali perché è qui che il il cuore entra nel processo di organizzazione. Sono il collante che unisce le persone e permette loro di abbracciare la tensione della vita tra il mondo-come-è e il mondo-come-dovrebbe-essere. Correttamente inteso, l’incontro relazionale non è una scienza, non è una tecnica, ma una forma d’arte in cui uno spirito va dietro un altro spirito per creare una connessione, un confronto e uno scambio di talento e energia, portando infine a un qualche tipo di azione comune.

Edward T. Cambers, “The power of relational action”, Acta publications, 2009, p. 18

Istinto e intuito

Le persone che hanno più successo nella vita pubblica seguono il loro istinto e intuizione.
Ecco quello che ho imparato rispetto all’istinto e l’intuizione: prima di tutto, ci rendono liberi di correre rischi. Se dobbiamo essere sicuri al 100% che abbiamo ragione, non potremo mai agire.
In secondo luogo, questi sensi sono ciò che ci permettono di essere creativi. Certo, Van Gogh deve aver seguito il suo istinto e la sua intuizione rispetto a quello che era un bel quadro, anche quando il mondo intero diceva che il suo lavoro era brutto e senza valore.
In terzo luogo, il corpo ci permette di avere coraggio. Diciamoci la verità, nella vita pubblica molte delle cose che tentiamo sono destinate a fallire. Ancora, la vita pubblica esige che tentiamo cose nuove, che seguiamo le nostre vocazioni. Per farlo, però, dobbiamo essere disposti a fallire, e questo richiede coraggio. Seguire i nostri sensi è ciò che ci dà coraggio, anche quando le probabilità sono schierate contro di noi e le possibilità di successo sono praticamente nulle.

Edward T. Cambers, “The body trumps the brain”, Acta publications, 2008

La legge di ferro

Crediamo in quella che noi chiamiamo la legge di ferro: “mai fare per gli altri quello che possono fare per se stessi”. La legge di ferro implica che la forma più preziosa e durevole di sviluppo – intellettuale, sociale, politico – è lo sviluppo che la gente sceglie liberamente e possiede pienamente.

“IAF 50 years. Organizing for change”, Industrial Areas Foundation, 1990, p. 17

Senza un rispetto di base per l’intelligenza politica della gente comune, non vi è la possibilità di formare un rapporto autentico e reciproco.

Michael Gecan, “Freedom from and freedom for”, Acta publications, 2011, p. 34

Mentori

Un’altra ragione per cui le persone non agiscono è che non abbiamo più mentori ed eroi. Abbiamo celebrità. La differenza tra un mentore / eroe e una celebrità è che il primo incoraggia ad agire mentre il secondo agisce in nostra vece.

Edward T. Cambers, “Being triggers action”, Acta publications, 2009, p. 17

Perché le persone non agiscono più spesso e più efficacemente nella vita pubblica? Se l’azione è un impulso naturale, perché la gente lo evita? So che questo non avviene perché la gente è “apatica”, cioè “priva di interesse e sentimenti”. Basta graffiare la superficie anche poco con la maggior parte delle persone e si scopre che si preoccupano molto di se stessi, degli altri e del mondo.
La ragione principale è che la nostra cultura e il nostro sistema educativo ci insegna a non farlo. O almeno non riesce a insegnarci ad agire e come agire.

Edward T. Cambers, “Being triggers action”, Acta publications, 2009, p. 13

il Mondo-come-dovrebbe-essere

Stiamo cercando di muovere il mondo-come-è per farlo diventare un luogo diverso, il mondo-come-potrebbe-essere. Da dove viene questo “mondo-che-potrebbe-essere”? Proviene dalla nostra immaginazione, dalle nostre anime, dai nostri cuori, dalle nostre viscere.

Edward T. Cambers, “Action creates public life”, Acta publications, 2010, p. 15

Se siamo veramente fatti a “immagine e somiglianza” di Dio, allora è lo spirito divino dentro di noi che cerca costantemente di creare il mondo in un modo nuovo.

Edward T. Cambers, “Being triggers action”, Acta publications, 2009, p. 25

One-to-ones (vedi Incontri relazionali)

Pedagogia

Stiamo soffrendo a causa del fallimento della nostra filosofia educativa attuale, e voglio ricostruire quel sistema da zero. Abbiamo bisogno di trovare un nuovo modo di insegnare ai nostri figli, i nostri giovani adulti, e a noi stessi adatto al 21 ° secolo – un modo che dia importanza all’apprendimento corporeo più che all’apprendimento celebrale. Questo è il motivo per cui l’atletica, il teatro, la musica sono così importanti: ci insegnano ad usare i nostri corpi in tutto il loro potenziale. Una delle cose che faccio con i giovani organizzatori è quello di far loro prendere lezioni di recitazione, semplicemente per aiutarli a entrare in contatto con la loro capacità di assumere più ruoli nella vita e di agire in modi per i quali non sono abituati né già preparati.

Edward T. Cambers, “The body trumps the brain”, Acta publications, 2008

Il corpo trionfa sul cervello ogni volta, perché il corpo – nella sua totalità – esprime la totalità della condizione umana. I bambini, ad una età sempre più giovane nella nostra cultura, sono messi in una qualche scuola e la loro modalità di apprendimento cambia dall’imparare attraverso il corpo all’imparare con il cervello. Invece di sperimentare le cose, gli vengono dette, e alla fine il sistema educativo prende il sopravvento a tal punto che smettono di avere fiducia nel loro corpo e pensano che la comprensione venga da parole e concetti. Per essere in grado di riuscire nella vita pubblica questi bambini – divenuti giovani adulti – devono riscoprire come imparare con tutto il loro corpo.
Gli esseri umani ricevono doni alla nascita – enormi, potenti, doni per tutta la vita – che non abbiamo sollecitato né guadagnato. Questi doni sono incarnati in noi. Per questo dobbiamo organizzare con i nostri corpi, non con le nostre menti, e dobbiamo reinsegnare alle persone a fare questo.

Edward T. Cambers, “The body trumps the brain”, Acta publications, 2008

Al centro della cultura relazionale c’è una convinzione rispetto alla capacità della maggior parte delle persone di crescere e svilupparsi.

Michael Gecan, “Going Public. An organizer’s guide to citizen action”, Anchor Books, 2004, p. 163

Potere

Il potere è semplicemente la capacità di agire efficacemente con gli altri nel mondo-come-è per renderlo di più il mondo-come-potrebbe-essere.

Edward T. Cambers, “Being triggers action”, Acta publications, 2009, p. 20

È per questo che quando siamo chiamati da un leader religioso o di quartiere di una città, gli diciamo che non verremo per risolvere un problema abitativo o educativo o salariale. No, diciamo che tenteremo di risolvere un problema più fondamentale: un problema di potere.

Michael Gecan, “Going Public. An organizer’s guide to citizen action”, Anchor Books, 2004, p. 9

Noi crediamo nella costruzione di un potere che è fondamentalmente reciproco, temperato dagli insegnamenti delle tradizioni religiose e esercitato nel contesto delle sempre mutevoli relazioni con i nostri leader, alleati e avversari.

“IAF 50 years. Organizing for change”, Industrial Areas Foundation, 1990, p. 19

Storie

La parola relazione deriva dal verbo latino relatio, che significa “raccontare”. Quindi, le relazioni riguardano il “raccontare o creare una storia”.

Edward T. Cambers, “The power of relational action”, Acta publications, 2009, p. 12

Un incontro relazionale solido porta in primo piano le storie che rivelano gli impegni più profondi delle persone e le esperienze che hanno dato vita ai loro valori centrali. Infatti, la cosa più importante che accade in un buon incontro relazionale è il racconto di storie che aprono una finestra sulle passioni che animano le persone. E’ la condivisione di storie che sostiene e dà energia all’intero processo.

Edward T. Cambers, “The power of relational action”, Acta publications, 2009, pp. 21-22

Valutazione

Noi cresciamo e ci sviluppiamo e otteniamo saggezza attraverso l’azione, non pensando ad agire. Ecco perché nelle buone organizzazioni di cittadini, ogni azione pubblica è seguita da ciò che noi chiamiamo una valutazione, perché non vogliamo perdere l’occasione che l’azione ci ha fornito per imparare. Come ha reagito l’opposizione e come abbiamo risposto a nostra volta? Che cosa faremmo di diverso in futuro? Quali sono i nostri prossimi passi? Senza azione, non ci può essere alcuna valutazione; e senza la valutazione, non ci può essere comprensione né crescita.

Edward T. Cambers, “Being triggers action”, Acta publications, 2009, p. 21

Vita pubblica

Per effettuare con successo il salto dalla vita privata alla vita pubblica, dobbiamo imparare ad agire in modo diverso. La vita pubblica è illimitata e spalancata, ma dobbiamo agire in modo tale da renderla reale e soddisfacente per noi stessi. E’ sorprendente per me constatare quante persone non siano in grado di fare questo salto. E’ più facile per gli esseri umani rimanere nella vita privata. La vita privata è l’arena della nostra famiglia di origine, dove l’amore è incondizionato, abbiamo a che fare solo con gli amici e la famiglia e tensioni e conflitti si suppone siano minimizzati. Il problema è che coloro che ci hanno aiutato a imparare le lezioni della vita privata: i nostri genitori, i nostri insegnanti, il nostro clero vogliono convincerci che la vita privata è la vita più importante, che “la famiglia è tutto ciò che conta”, che non c’è “niente che tu possa fare” e che l’unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci è ottenere un lavoro e crescere la nostra famiglia.
Ma la vita pubblica è per molti versi ancora più importante che la nostra vita privata, perché è nella vita pubblica che troviamo la missione o lo scopo che ci è stato dato dal nostro creatore. Dobbiamo uscire dei nostri modelli infantili, al fine di scoprire chi siamo veramente in relazione agli altri e in relazione con il mondo.

Edward T. Cambers, “Action creates public life”, Acta publications, 2010

Mentre la vita privata è dove sperimentiamo la mescolanza di spiriti umani al livello più fondamentale, abbiamo bisogno anche della vita pubblica per uscire fuori da noi stessi, lasciare i nostri segni nel mondo, realizzare la nostra chiamata individuale o specifica vocazione.

Edward T. Cambers, “The power of relational action”, Acta publications, 2009, p. 13

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