Alderman Bauman e il piano politico

da | 8.10.14 | Diario di Milwaukee

Oggi ho avuto il mio primo incontro con un politico eletto. Insieme a Keisha e due leader di Common Ground (i leader sono le persone comuni coinvolte e formate dai community organizer) siamo andati a un appuntamento con Robert Bauman, uno dei 15 aldermen di Milwaukee, l’equivalente dei nostri consiglieri comunali.

Uomo molto affabile, appena ha saputo che ero di Roma ha iniziato a consigliarmi ristoranti locali. Non ci ha dato nessuna ragione per farcelo essere antipatico, ma ha rifiutato quasi tutte le richieste che andavamo a fargli. Ha iniziato parlando molto bene di Common Ground, di come riuscisse a mobilitare una quantità di persone che nessuno riesce a fare, di come i suoi membri siano tutte persone perbene, istruite e attive, etc. ma di come abbiano scelto di impegnarsi su una questione assurda, quella del rifacimento delle attrezzature sportive delle scuole, quando ci sono ben altre priorità. E non viene certo all’assemblea di 1.000 persone che si terrà il 19, per invitarlo alla quale eravamo lì, perché non va mica a farsi incastrare in una trappola e farsi fischiare dicendo che è contrario. E quanto alla sua posizione rispetto al finanziamento pubblico del nuovo stadio dei Bucks, non lo sa se è contrario o no, dipende come viene presentato, se conterrà opere infrastrutturali che possono essere benefiche per la città. E poi ha iniziato a parlare di una sua iniziativa per incrementare il trasporto pubblico, che negli USA va fatto con i treni urbani perché la gente non prende gli autobus come in Europa (guardando me), qui gli autobus sono considerati parte dello stato sociale non un mezzo di trasporto per la classe media. Ha ripercorso la storia della costruzione delle autostrade in America, un ciclo potenzialmente infinito, pagato attraverso le tasse sul carburante, che più venivano costruite autostrade più aumentavano gli spostamenti in macchina, più arrivavano le tasse per costruire altre autostrade… e tutto sembrava gratis, tanto che le hanno chiamate freeways in America.

Insomma, come dargli torto? E Keisha e i due leader in effetti gli hanno dato ragione. Gli hanno detto che poteva venire all’assemblea a dire questo e nessuno gli avrebbe fischiato (anche se in 5 minuti, perché il tempo che nelle azioni della IAF viene dato ai politici è rigidamente contingentato). Che è vero che le strutture atletiche non sono la priorità, ma neanche il nuovo stadio dei Bucks lo è, e non hanno scelto loro che questo divenisse la priorità. E pensiamo soltanto che se dei soldi delle nostre tasse devono andare per costruire uno stadio di multimiliardari, allora “it’s only fair” che una parte di quei soldi vada per migliorare le possibilità di fare sport dei ragazzi della nostra città.

Ho apprezzato l’atteggiamento non ideologico e non difensivo utilizzato da Keisha. Ogni qual volta Bauman lanciava una frase provocatoria o un’accusa velata a Common Ground gli chiedeva: “perché pensa questo?”. In macchina dopo mi ha detto: “quando ho iniziato a fare questo lavoro andavo quasi subito sulla difensiva. Con il tempo ho imparato invece a prendere un altro atteggiamento, tentare di capire, e quindi faccio domande”.

Tuttavia c’è un’incongruenza tra le modalità di decisione politica istituzionale (vediamo, dipende, ci sono altre priorità), e un gruppo di cittadini che tenta di far valere la propria voce, che deve muovere centinaia di persone in modo organizzato, impiegare tempo per approfondire una questione, prendere posizioni politiche anche conflittuali per essere preso in considerazione. E c’è una possibile rigidità in questo confronto. Mentre ero lì che ascoltavo quest’uomo dall’aspetto onesto e cordiale, appassionato di quello che diceva, ragionevole, mi pareva che non potessi dargli torto, che in effetti la nostra campagna non è necessariamente la cosa più evidente, più assolutamente giusta, più da fare così e non in altro modo. Eppure fra qualche giorno si terrà un’assemblea pubblica di 1.000 persone, l’avvenimento probabilmente più importante di Common Ground per quest’anno, e sarà convocata per chiedere quello che Bauman con poche battute ha messo così facilmente in discussione.

Ma siccome non stiamo lavorando solo sul piano delle idee, ma anche su quello del potere, una campagna non è solo una presa di posizione, è anche una tattica. Serve per ottenere una reazione da parte di chi è al potere, e far sì che l’organizzazione dei cittadini sia chiamata al tavolo delle trattative invece di essere ignorata. Keisha mi ha detto questo, e mi ha detto di leggere il capitolo del libro di Saul Alinsky intitolato “tattiche”. La tredicesima tattica suona così: “pick the target, freeze it, personalize it, and polarize it”.

Non è la prima volta che sono a disagio in questa dinamica. Succedeva spesso con il Partito radicale. Non so quanto la mia personalità sia fino in fondo politica, e forse sono qui anche per capirlo.

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